News » “Non fate riduzioni ai sogni” 2001-2016: 15 anni da Parroco a San Giuseppe Moscati
“Non fate riduzioni ai sogni”
2001-2016:
15 anni da Parroco a San Giuseppe Moscati
Introduzione: Saluto di don Tonino Bello alla sua Parrocchia di Tricase
LA LAMPARA
Questa sera, Signore, voglio pregarti ad alta voce. Tanto, all'infuori di te, non mi sente nessuno.
Anche l'ultima coppia di innamorati se né andata infreddolita
dalla brezza d'ottobre che viene dal mare.
E qui, dietro il muraglione del porto, in questo crepuscolo domenicale,
non siamo rimasti che io e te, o Signore.
E sotto, queste onde che lambiscono i blocchi di cemento e sembrano chiedermi stupite
il perché di tanta improvvisa solitudine.
Tricase è alle mie spalle. Davanti solo il mare: un mare senza vele e senza sogni.
Domani, Signore, avrò la forza di pregarti per il mare, per questo mare di piombo che mette paura,
per questo simbolo opaco del futuro che mi attende.
Stasera, invece, voglio pregarti per ciò che mi lascio dietro, per la mia città di Tricase,
per questa terraferma tenace, dove fluttuano ancora... le mie vele e i miei sogni.
Non ti annoierò con le mie richieste, Signore. Ti chiedo solo tre cose. Per adesso.
Dai a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo. Il fremito di speranze nuove.
Il bisogno di sicurezze li ha inchiodati a un mondo vecchio, che si dissolve,
così come hai inchiodato me su questo scoglio, stasera, col fardello pesante di tanti ricordi.
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa di rompere gli ormeggi.
Per liberarsi da soggezioni antiche e nuove. La libertà è sempre una lacerazione!
Non è dignitoso che, a furia di inchinarsi, si spezzino la schiena per chiedere un lavoro «sicuro».
Non è giusto attendersi dall'alto le «certezze» del ventisette del mese.
Stimola in tutti, nei giovani in particolare, una creatività più fresca, una fantasia più liberante,
e la gioia turbinosa dell'iniziativa che li ponga al riparo da ogni prostituzione.
Una seconda cosa ti chiedo, Signore.
Fa' provare a questa gente che lascio l'ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda, una «cospirazione» tenace.
Falle sentire che per crescere insieme non basta tirar dall'armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi, di un tempo, ma occorre spalancare la finestra del futuro
progettando insieme, osando insieme, sacrificandosi insieme.
Da soli non si cammina più.
Concedile il bisogno di alimentare questa sua coscienza di popolo con l'ascolto della tua parola.
Concedi, perciò, a questo popolo, la letizia della domenica, il senso della festa, la gioia dell'incontro.
Liberalo dalla noia del rito, dall'usura del cerimoniale, dalla stanchezza delle ripetizioni.
Fa' che le sue Messe siano una danza di giovinezza e concerti di campane,
una liberazione di speranze prigioniere e canti di chiesa,
il disseppellimento di attese comuni interrate nelle caverne dell'anima.
Un'ultima implorazione, Signore.
È per i poveri. Per i malati, i vecchi, gli esclusi. Per chi ha fame e non ha pane.
Ma anche per chi ha pane e non ha fame. Per chi si vede sorpassare da tutti.
Per gli sfrattati, gli alcolizzati, le prostitute. Per chi è solo. Per chi è stanco.
Per chi ha ammainato le vele. Per chi nasconde sotto il coperchio di un sorriso cisterne di dolore.
Libera i credenti, o Signore, dal pensare che basti un gesto di carità a sanare tante sofferenze.
Ma libera anche chi non condivide le speranze cristiane
dal credere che sia inutile spartire il pane e la tenda,
e che basterà cambiare le strutture perché i poveri non ci siano più.
Essi li avremo sempre con noi.
Sono il segno della nostra povertà di viandanti. Sono il simbolo delle nostre delusioni.
Sono il coagulo delle nostre stanchezze. Sono il brandello delle nostre disperazioni.
Li avremo sempre con noi, anzi, dentro di noi.
Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina l'onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada
e di essere pronto a dargli una mano per rimetterlo in viaggio.
Adesso, basta, o Signore: non ti voglio stancare, è già scesa la notte.
Ma laggiù, sul mare, ancora senza vele e senza sogni, si è accesa una lampara.
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Carissima famiglia parrocchiale,
voglio salutarvi, alla fine del mio mandato tra voi, ripercorrendo alcuni sogni, condivisi e voluti insieme. Per essi abbiamo lottato, sofferto e gioito. Alcuni di questi sono divenuti splendide realtà perché abbiamo avuto Fede e perseveranza.
“E se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici,
prendetelo come un complimento.
Non fate riduzioni ai sogni. Non praticate sconti sull’utopia”.
(don Tonino Bello)
SOGNI DI CHIESA
- Chiesa povera ma ricca di carità.
“Sogno una Chiesa scalza contro la Chiesa degli addobbati in cerimonia” (Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG di Torino).
Sogno una Chiesa del grembiule. “Perché chi sta alla tavola dell’eucarestia deve “deporre le vesti”: le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco … per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni. Non possiamo amoreggiare col potere. In una parola, “depose le vesti” per noi chiesa deve significare divenire “indigeni” degli ultimi, dei poveri, dei diseredati”. (don Tonino Bello).
Spero che le esperienze della “Cena a pane e acqua” (fatte durante il tempo Quaresimale), dei “Cenoni di solidarietà” del 31 dicembre, del servizio alle 300 famiglie disagiate presso l’Emporio della Solidarietà, insieme all’attenzione ai malati, ai senza fissa dimora, alle fiaccolate portando la “Luce alle lucciole”, al servizio presso la Comunità Emmanuel …, questo e tant’altro, siano la veste regale di ogni membro della nostra comunità, e siano il suo vissuto quotidiano, non solo quello straordinario.
Per la vostra preghiera:
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”
(Matteo 6,25-26)
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Luca 17,10)
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- Chiesa: Famiglia di famiglie.
Il primo anno che sono giunto tra voi pregavamo con le parole di San Giovanni Paolo II: “La famiglia che prega unita resta unita”.
Lo stile “familiare” ha caratterizzato sin dall’inizio il nostro cammino di Iniziazione Cristiana dei fanciulli e il percorso di formazione dei giovani. La scelta dei catechisti e degli educatori fra le coppie di genitori è stata ed è emblematica in tal senso. L’esperienza Eucaristica domenicale, che vede la “famiglia” parrocchiale gioiosamente riunita, la valorizzazione e l’attenzione della comunità ai suoi momenti peculiari, dalle nascite, agli anniversari, ai lutti, ne sono un altro esempio.
Tutta la pastorale sia sempre più incentrata attorno alla famiglia, a partire da essa, a servizio di essa.
“Ogni famiglia adotti un’altra famiglia”, ci siam detti più volte.
Facciamo diventare le nostre case “piccole chiese domestiche” e la nostra chiesa “casa per tutti”.
Preghiamo all’interno delle nostre abitazioni insieme, genitori e figli.
Testimoniamo il Vangelo della misericordia nelle nostre riunioni condominiali.
San Giuseppe Moscati, medico Santo, interceda per le nostre famiglie, in particolar modo per quelle maggiormente ferite.
Ci apprestiamo ora a un nuovo Anno Pastorale, dove Padre Arcivescovo, mons. Cacucci, c’invita ancora una volta a mettere al centro della Vita pastorale la Famiglia.
La Parrocchia divenga ciò che è: Famiglia di famiglie. Siamo pronti a questa nuova sfida?
Per la vostra preghiera:
“Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”. (Efesini 4)
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- Chiesa Profetica e Adulta, mai tiepida e timorosa. Una Chiesa che sappia mordere la vita, che sappia cambiare il mondo e non farsi cambiare dal mondo, che sappia annunciare con mitezza ma abbia anche il coraggio di denunciare con audacia.
Sono nate giovani associazioni di cittadinanza attiva, altre sono in procinto di nascere come affiliate a “Libera”. Tante le vocazioni di ragazzi impegnati a vario titolo nella società civile e politica del nostro paese e non solo.
“Di cosa si dovrebbe occupare un vescovo?”, affermava polemicamente don Tonino Bello in un’intervista rilasciata ad una trasmissione televisiva nel 1991, ‘Del colore dei paramenti o del numero dei ceri da mettere sull’altare? Di ogni forma d’ingiustizia deve occuparsi tutta la chiesa oggi più che mai”.
Abbiamo vissuto anni dalle utopie mai appagate, sulle vie della giustizia e della solidarietà, sforzandoci di non cedere ai compromessi ci siamo fatti ammaestrare in questi anni da grandi testimoni come don Oreste Benzi, Claudia Koll, don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero.
La loro impronta, la loro testimonianza, il loro sangue versato, rimanga sempre nel DNA e nel cuore di noi tutti.
“L’appello ai liberi e forti”, come amava dire don Luigi Sturzo, è a tutt’oggi ancora attuale, ma viene ascoltato?
Per la vostra preghiera:
“O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo” (Ezechiele 33,7-9)
“Il vostro parlare sia: si, si; no no” (Matteo 5,37)
- Chiesa Giovane. Coi ragazzi e giovani in questi anni abbiamo fatto tanta strada. Siamo partiti da Cassano delle Murge il primo anno, per poi passare da Assisi sino a Santiago, Madrid, Cracovia, e infine giungere alle missioni di Mammuras in Albania e di Koumì in Burkina Faso. Ma non basta mai. Mai accontentarsi. Mai fermarsi.
“Guai a chi li tocca”, è stato spesso il mio grido a loro tutela. E in certi casi, ciecamente, mettendomi anche contro i miei collaboratori adulti, ho sempre e solo preso le loro difese. Sono il mio punto debole insieme ai fanciulli, ma mi avete sempre saputo perdonare e capire in questo.
Sogno una Casa dei Giovani, un luogo dove insieme i giovani vivano in una fraternità aperta, senza porte e finestre, dove poter liberamente pensare, coraggiosamente sognare, e fattivamente costruire un mondo migliore. Una fraternità disposta a dire di “Sì” senza condizioni a Dio e agli uomini e che considera il mondo la propria casa e tutti gli uomini e le donne parte dell'unica famiglia umana.
L’anno prossimo, 25 giugno 2017, la nostra Parrocchia compirà 18 anni di vita.
Non invecchiate mai, vi prego.
Vi affido a Maria, Madre dei Giovani, con le parole di Ernesto Olivero:
Per la vostra preghiera:
Maria, è dai giovani che parte il futuro.
I giovani possono prendere il buono del passato e renderlo presente.
Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio.
Maria, madre dei giovani
coprili con il tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a Tuo Figlio Gesù,
e poi mandali a dare speranza al mondo.
- Chiesa Fanciulla e gioiosa.
Ero giunto da appena due mesi e il giorno 8 dicembre 2001, grazie alla immediata collaborazione di alcuni uomini che adesso sono in cielo, abbiamo approntato e benedetto l’altalena per i più piccoli. Da lì è partita tutta la pastorale dei bimbi, futuri giovani, e delle loro famiglie.
La nostra chiesa si caratterizza per il “santo manicomio” dei nostri bimbi, angioletti di Dio, a catechismo, durante l’oratorio, per le strade, annunziando la Luce il 31 Ottobre di ogni anno. Facendo “chiasso”, in buona sostanza, come ama dire Papa Francesco, appena si presenta l’occasione propizia.
I bimbi nella nostra Parrocchia sono circa 400. In questi ultimi tempi, in particolar modo, essendo stati costretti ad abbandonare i locali seminterrati 5 anni fa, abbiamo dovuto fare salti mortali per accoglierli dignitosamente e questo grazie soprattutto all’impegno encomiabile dei catechisti e alla disponibilità di tutti i genitori.
Se tornassimo ad esser tutti bambini, gli ostacoli sarebbero sempre superati.
I loro occhi sanno vedere oltre, sanno sorridere e cantare anche nelle difficoltà.
Lasciamoci contagiare e i nostri cuori invecchiati torneranno a batter forte.
Triggiano tornerebbe a gioire, ci sarebbe ogni giorno la “Festa della Luce”, e un posto in cielo sarebbe assicurato a ciascuno di noi.
Per la vostra preghiera:
“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre”. (Salmo 131)
“Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un pò afflitti da varie prove. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime” (1^ Pietro 1,6-9)
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- Chiesa contemplativa.
La prima attività pastorale da me promossa dopo appena quattro giorni dal mio insediamento è stata l’Adorazione Eucaristica del Giovedì sera. Da allora non abbiamo mai più smesso di viverla. La recita della Coroncina alla Divina Misericordia e gli altri momenti di preghiera hanno arricchito la nostra vita parrocchiale specie nei momenti di maggiore difficoltà.
E come dimenticare l’Adorazione notturna il Giovedì Santo, le Veglie sotto le stelle durante i campi scuola, la Novena a Gesù Bambino alle prime ore dell’alba?
Quanta benedizione di Dio!
Ma quante volte ho dovuto richiamare al silenzio in Chiesa durante questi anni … Richiamo spesso rimasto inascoltato, purtroppo.
Sogno una chiesa dalle ginocchia sbucciate che sappia guardare a Cristo Eucarestia fonte e culmine della Vita cristiana, che sappia adorarLo perché solo se fisseremo gli occhi in Gesù potremo esserne trasfigurati. Una chiesa dove il silenzio sia un dono, una liturgia, per giungere alla riconciliazione, con Dio, con se stessi, con gli altri.
Per la vostra preghiera:
“Guardate sempre e solo a Lui e non saranno confusi i vostri volti” (dal Salmo 33).
“Dolcissimo mio Bambinello Gesù, io vi adoro nel seno purissimo di Maria,
ove vi siete fatto per noi prigioniero d’amore, ed ammiro la vostra infinita misericordia
che vi ha spinto ad amare e a patire tanto per noi miserabili creature.
Mi pare mille anni di vedervi in Betlemme, nelle braccia di Maria,
per baciare coi Santi e fortunati pastori i Vostri piedi.
Venite ormai a consolare le nostre anime. Veni Domine, et noli tardare.
Venite o Re supremo! Medico Celeste.
E voi che esibiste a me il petto per culla e per guanciale il cuore,
deh! Fate che io rinasca nella Vostra Grazia in vita e nella Vostra Gloria in morte. Amen”.
(Antica preghiera al Bambin Gesù)
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- Chiesa in cantiere.
Non avevamo un’aula liturgica, siamo partiti da un seminterrato 15 anni fa.
Il 22 Giugno 2002, in occasione della Veglia contro le Mafie, cui partecipò don Ciotti, decidemmo di piantare un ulivo nel giardino parrocchiale (concessoci da poco da parte del Comune).
Da allora sempre al lavoro.
Gli ulivi hanno circondato la Chiesa, le giostre si sono moltiplicate, il campetto da calcio e poi di Pallavolo hanno completato l’area dedicata ai ragazzi.
Anni di ministero intrisi dal sudore dei “costruttori della Casa di Dio”.
Benedette siano le mani di chi ha edificato la nostra bellissima Chiesa, per noi tutti una vera Cattedrale.
La prima Celebrazione nell’allora rustico della Chiesa Lignea è avvenuta, il 15 Maggio 2004: ordinazione sacerdotale di don Salvatore Scardicchio. Dopo circa un anno, 1 Novembre 2005, la benedizione solenne dell’aula liturgica, completa in tutte le sue parti, da parte di mons. Francesco Cacucci.
“Ogni pet’ serv o paret”. “Un euro al mese per ogni famiglia triggianese”, sono stati alcuni dei nostri motti. Grazie a voi tutti abbiamo messo insieme, in questi anni, un fondo di quasi quattrocentomila euro: un altro cantiere è pronto per partire. La nostra Parrocchia sia sempre “work in progress”.
Per la vostra preghiera:
“Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio”. (1^ Corinzi 3)
“Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio” (Atti degli Apostoli 5)
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- Chiesa dalle porte spalancate, perennemente in uscita dove, ad esempio, la Santa Messa non si celebri più all’interno di un’aula liturgica ma all’aperto, per le strade, nelle piazze, come abbiamo avuto il coraggio di fare in qualche circostanza, insieme ad altre attività pastorali vissute all’aperto, una su tutte: La Passione Vivente.
Realizzata più volte, da circa cento ragazzi, nella “Zona delle lame”, al fine della valorizzazione di un territorio abbandonato al suo degrado, assieme all’ottobre missionario, alle manifestazioni religiose e di solidarietà, sono una cifra identificativa della nostra comunità parrocchiale.
“L’unzione sacerdotale, ci ricorda papa Francesco, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, altrimenti l’olio diventerebbe rancido e il cuore amaro. Bisogna invece, essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge. Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
“Parrocchia, Paràoikìa, in greco, significa Peregrinazione non attendamento. Anche gli stessi parroci sono pellegrini, ospiti di passaggio. La mobilità delle tende esige che essi debbano cambiare parrocchia: prendere lo zaino e via” (don Tonino Bello).
Martin Buber, esponente della cultura chassidica ebraica, ci ha insegnato che il Cammino dell'uomo è fondato sulle regole del gioco della dama:
1) Non devi mai fare due passi alla volta
2) Puoi e devi solo andare avanti
3) Giunto in alto puoi andare dove vuoi". (M. Buber, Il Cammino dell’uomo)
Questo è ciò che auguro a me stesso a voi. Vi auguro di essere una chiesa perennemente in cammino, con lo zaino in spalla, sempre pronta a farsi guidare dalla Madonna della Strada. Con Lei, grazie a Lei e protetti da Lei, nessun sogno ci sarà precluso.
Coraggio pellegrini di Dio! Ultreia, Suseia (Più avanti, più in alto).
Per la vostra preghiera:
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. (Salmo 118,105)
“Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. (Isaia 11,8-9)
“E il ritmo dei passi c’accompagnerà, là verso gli orizzonti lontani si va” (Canto)
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- Chiesa Missionaria. Il Concilio Vaticano II ha affermato la responsabilità missionaria di ogni cristiano e di ogni comunità cristiana.
E siccome “non è possibile raccogliere la farina con un solo dito” (proverbio africano), ecco il sogno de:“U minghiaridd della Solidarietà”. Nato in principio solo per creare aggregazione attorno alla Parrocchia, pian piano ha travalicato i suoi confini. Anno dopo anno, anche grazie all’incontro con gli amici sacerdoti e religiose provenienti dal Burkina e dall’Albania, si è andato plasmando il Volto missionario della nostra Parrocchia, sino alla nascita della ONLUS “Teriamik”.
L’Associazione, presente in Parrocchia dal 2009, si prefigge tra gli altri scopi quello di: promuovere la mondialità, l’uguaglianza, la pace nonché la difesa e l’attuazione dei diritti umani; favorire attività di auto-sviluppo, il mercato alternativo ed il commercio equo e solidale; sostenere adozioni a distanza” (dallo Statuto di Teriamik).
Nessuno avrebbe osato immaginare che grazie a questa intuizione avremmo sovvenzionato il giardino della Pace a Mammuras (Albania), i terremotati dell’Aquila, creato il gemellaggio con il Burkina Faso (pozzi, scuola media, adozioni, centro sanitario …), e finanziato vari progetti anche a favore di Triggiano, esempio ultimo il “Bimbiland”.
Ma ora siamo chiamati a una rinnovata “uscita” missionaria, come ci indica Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo».
Abbiamo piantato tante croci missionarie nei luoghi più significativi del nostro quartiere, sino a spingerci agli angoli più bui segnati dalla morte e dalla violenza, ma abbiamo ancora tante croci da piantare, tanto Vangelo di Vita da annunciare.
Per la vostra preghiera:
“Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. (Luca 15,4-7)
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“Gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto, forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me: per questo mi hai dato la vita perché io fossi Tuo compagno di volo.
… Ma quante le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per il fratello infelice, con l’ala penzolante, che avevi destinato a navigare nel cielo.
Soprattutto per questo fratello sfortunato, dammi, o Signore, un’ala di riserva”. (don Tonino Bello)
Sanno sognare solo gli Angeli.
Come dettovi all’inizio, tanti dei sogni elencati sono stati realizzati in questi anni, alcuni al meglio, altri a fatica, altri in parte o solo in germe, ma tutto e solo grazie alla collaborazione di noi tutti.
Grazie alla mia amata Famiglia Parrocchiale.
Grazie a tutte le Parrocchie, ai religiosi e alle religiose, alle Istituzioni politiche, militari e civili.
Grazie agli operatori sanitari, scolastici, sociali.
Grazie a tutte le Associazioni religiose e laiche, grazie a tutte le Cooperative sociali e comunità di recupero.
Grazie a tutti coloro che lavorano nel vasto campo della formazione ed educazione (es. scuole sportive, palestre …)
Grazie a tutti, dall’ultimo al primo cittadino di Triggiano. Grazie.
Il meglio è ancora dinanzi a voi.
Se a sognare sarete insieme, se a sognare prima di Voi sarà Dio, sarà Lui stesso a portare a compimento l’opera iniziata in Voi e a farne di più belle.
“Dio benedica i Vostri sogni. Lasciate la Vostra impronta nel mondo” (Papa Francesco).
Triggiano, 14 Ottobre 2016
Vostro,
don Salvatore De Pascale
2001-2016:
15 anni da Parroco a San Giuseppe Moscati
Introduzione: Saluto di don Tonino Bello alla sua Parrocchia di Tricase
LA LAMPARA
Questa sera, Signore, voglio pregarti ad alta voce. Tanto, all'infuori di te, non mi sente nessuno.
Anche l'ultima coppia di innamorati se né andata infreddolita
dalla brezza d'ottobre che viene dal mare.
E qui, dietro il muraglione del porto, in questo crepuscolo domenicale,
non siamo rimasti che io e te, o Signore.
E sotto, queste onde che lambiscono i blocchi di cemento e sembrano chiedermi stupite
il perché di tanta improvvisa solitudine.
Tricase è alle mie spalle. Davanti solo il mare: un mare senza vele e senza sogni.
Domani, Signore, avrò la forza di pregarti per il mare, per questo mare di piombo che mette paura,
per questo simbolo opaco del futuro che mi attende.
Stasera, invece, voglio pregarti per ciò che mi lascio dietro, per la mia città di Tricase,
per questa terraferma tenace, dove fluttuano ancora... le mie vele e i miei sogni.
Non ti annoierò con le mie richieste, Signore. Ti chiedo solo tre cose. Per adesso.
Dai a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo. Il fremito di speranze nuove.
Il bisogno di sicurezze li ha inchiodati a un mondo vecchio, che si dissolve,
così come hai inchiodato me su questo scoglio, stasera, col fardello pesante di tanti ricordi.
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa di rompere gli ormeggi.
Per liberarsi da soggezioni antiche e nuove. La libertà è sempre una lacerazione!
Non è dignitoso che, a furia di inchinarsi, si spezzino la schiena per chiedere un lavoro «sicuro».
Non è giusto attendersi dall'alto le «certezze» del ventisette del mese.
Stimola in tutti, nei giovani in particolare, una creatività più fresca, una fantasia più liberante,
e la gioia turbinosa dell'iniziativa che li ponga al riparo da ogni prostituzione.
Una seconda cosa ti chiedo, Signore.
Fa' provare a questa gente che lascio l'ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda, una «cospirazione» tenace.
Falle sentire che per crescere insieme non basta tirar dall'armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi, di un tempo, ma occorre spalancare la finestra del futuro
progettando insieme, osando insieme, sacrificandosi insieme.
Da soli non si cammina più.
Concedile il bisogno di alimentare questa sua coscienza di popolo con l'ascolto della tua parola.
Concedi, perciò, a questo popolo, la letizia della domenica, il senso della festa, la gioia dell'incontro.
Liberalo dalla noia del rito, dall'usura del cerimoniale, dalla stanchezza delle ripetizioni.
Fa' che le sue Messe siano una danza di giovinezza e concerti di campane,
una liberazione di speranze prigioniere e canti di chiesa,
il disseppellimento di attese comuni interrate nelle caverne dell'anima.
Un'ultima implorazione, Signore.
È per i poveri. Per i malati, i vecchi, gli esclusi. Per chi ha fame e non ha pane.
Ma anche per chi ha pane e non ha fame. Per chi si vede sorpassare da tutti.
Per gli sfrattati, gli alcolizzati, le prostitute. Per chi è solo. Per chi è stanco.
Per chi ha ammainato le vele. Per chi nasconde sotto il coperchio di un sorriso cisterne di dolore.
Libera i credenti, o Signore, dal pensare che basti un gesto di carità a sanare tante sofferenze.
Ma libera anche chi non condivide le speranze cristiane
dal credere che sia inutile spartire il pane e la tenda,
e che basterà cambiare le strutture perché i poveri non ci siano più.
Essi li avremo sempre con noi.
Sono il segno della nostra povertà di viandanti. Sono il simbolo delle nostre delusioni.
Sono il coagulo delle nostre stanchezze. Sono il brandello delle nostre disperazioni.
Li avremo sempre con noi, anzi, dentro di noi.
Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina l'onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada
e di essere pronto a dargli una mano per rimetterlo in viaggio.
Adesso, basta, o Signore: non ti voglio stancare, è già scesa la notte.
Ma laggiù, sul mare, ancora senza vele e senza sogni, si è accesa una lampara.
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Carissima famiglia parrocchiale,
voglio salutarvi, alla fine del mio mandato tra voi, ripercorrendo alcuni sogni, condivisi e voluti insieme. Per essi abbiamo lottato, sofferto e gioito. Alcuni di questi sono divenuti splendide realtà perché abbiamo avuto Fede e perseveranza.
“E se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici,
prendetelo come un complimento.
Non fate riduzioni ai sogni. Non praticate sconti sull’utopia”.
(don Tonino Bello)
SOGNI DI CHIESA
- Chiesa povera ma ricca di carità.
“Sogno una Chiesa scalza contro la Chiesa degli addobbati in cerimonia” (Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG di Torino).
Sogno una Chiesa del grembiule. “Perché chi sta alla tavola dell’eucarestia deve “deporre le vesti”: le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco … per indossare le trasparenze della modestia, della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere, per conservare il potere dei segni. Non possiamo amoreggiare col potere. In una parola, “depose le vesti” per noi chiesa deve significare divenire “indigeni” degli ultimi, dei poveri, dei diseredati”. (don Tonino Bello).
Spero che le esperienze della “Cena a pane e acqua” (fatte durante il tempo Quaresimale), dei “Cenoni di solidarietà” del 31 dicembre, del servizio alle 300 famiglie disagiate presso l’Emporio della Solidarietà, insieme all’attenzione ai malati, ai senza fissa dimora, alle fiaccolate portando la “Luce alle lucciole”, al servizio presso la Comunità Emmanuel …, questo e tant’altro, siano la veste regale di ogni membro della nostra comunità, e siano il suo vissuto quotidiano, non solo quello straordinario.
Per la vostra preghiera:
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”
(Matteo 6,25-26)
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Luca 17,10)
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- Chiesa: Famiglia di famiglie.
Il primo anno che sono giunto tra voi pregavamo con le parole di San Giovanni Paolo II: “La famiglia che prega unita resta unita”.
Lo stile “familiare” ha caratterizzato sin dall’inizio il nostro cammino di Iniziazione Cristiana dei fanciulli e il percorso di formazione dei giovani. La scelta dei catechisti e degli educatori fra le coppie di genitori è stata ed è emblematica in tal senso. L’esperienza Eucaristica domenicale, che vede la “famiglia” parrocchiale gioiosamente riunita, la valorizzazione e l’attenzione della comunità ai suoi momenti peculiari, dalle nascite, agli anniversari, ai lutti, ne sono un altro esempio.
Tutta la pastorale sia sempre più incentrata attorno alla famiglia, a partire da essa, a servizio di essa.
“Ogni famiglia adotti un’altra famiglia”, ci siam detti più volte.
Facciamo diventare le nostre case “piccole chiese domestiche” e la nostra chiesa “casa per tutti”.
Preghiamo all’interno delle nostre abitazioni insieme, genitori e figli.
Testimoniamo il Vangelo della misericordia nelle nostre riunioni condominiali.
San Giuseppe Moscati, medico Santo, interceda per le nostre famiglie, in particolar modo per quelle maggiormente ferite.
Ci apprestiamo ora a un nuovo Anno Pastorale, dove Padre Arcivescovo, mons. Cacucci, c’invita ancora una volta a mettere al centro della Vita pastorale la Famiglia.
La Parrocchia divenga ciò che è: Famiglia di famiglie. Siamo pronti a questa nuova sfida?
Per la vostra preghiera:
“Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo”. (Efesini 4)
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- Chiesa Profetica e Adulta, mai tiepida e timorosa. Una Chiesa che sappia mordere la vita, che sappia cambiare il mondo e non farsi cambiare dal mondo, che sappia annunciare con mitezza ma abbia anche il coraggio di denunciare con audacia.
Sono nate giovani associazioni di cittadinanza attiva, altre sono in procinto di nascere come affiliate a “Libera”. Tante le vocazioni di ragazzi impegnati a vario titolo nella società civile e politica del nostro paese e non solo.
“Di cosa si dovrebbe occupare un vescovo?”, affermava polemicamente don Tonino Bello in un’intervista rilasciata ad una trasmissione televisiva nel 1991, ‘Del colore dei paramenti o del numero dei ceri da mettere sull’altare? Di ogni forma d’ingiustizia deve occuparsi tutta la chiesa oggi più che mai”.
Abbiamo vissuto anni dalle utopie mai appagate, sulle vie della giustizia e della solidarietà, sforzandoci di non cedere ai compromessi ci siamo fatti ammaestrare in questi anni da grandi testimoni come don Oreste Benzi, Claudia Koll, don Luigi Ciotti, Ernesto Olivero.
La loro impronta, la loro testimonianza, il loro sangue versato, rimanga sempre nel DNA e nel cuore di noi tutti.
“L’appello ai liberi e forti”, come amava dire don Luigi Sturzo, è a tutt’oggi ancora attuale, ma viene ascoltato?
Per la vostra preghiera:
“O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo” (Ezechiele 33,7-9)
“Il vostro parlare sia: si, si; no no” (Matteo 5,37)
- Chiesa Giovane. Coi ragazzi e giovani in questi anni abbiamo fatto tanta strada. Siamo partiti da Cassano delle Murge il primo anno, per poi passare da Assisi sino a Santiago, Madrid, Cracovia, e infine giungere alle missioni di Mammuras in Albania e di Koumì in Burkina Faso. Ma non basta mai. Mai accontentarsi. Mai fermarsi.
“Guai a chi li tocca”, è stato spesso il mio grido a loro tutela. E in certi casi, ciecamente, mettendomi anche contro i miei collaboratori adulti, ho sempre e solo preso le loro difese. Sono il mio punto debole insieme ai fanciulli, ma mi avete sempre saputo perdonare e capire in questo.
Sogno una Casa dei Giovani, un luogo dove insieme i giovani vivano in una fraternità aperta, senza porte e finestre, dove poter liberamente pensare, coraggiosamente sognare, e fattivamente costruire un mondo migliore. Una fraternità disposta a dire di “Sì” senza condizioni a Dio e agli uomini e che considera il mondo la propria casa e tutti gli uomini e le donne parte dell'unica famiglia umana.
L’anno prossimo, 25 giugno 2017, la nostra Parrocchia compirà 18 anni di vita.
Non invecchiate mai, vi prego.
Vi affido a Maria, Madre dei Giovani, con le parole di Ernesto Olivero:
Per la vostra preghiera:
Maria, è dai giovani che parte il futuro.
I giovani possono prendere il buono del passato e renderlo presente.
Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio.
Maria, madre dei giovani
coprili con il tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a Tuo Figlio Gesù,
e poi mandali a dare speranza al mondo.
- Chiesa Fanciulla e gioiosa.
Ero giunto da appena due mesi e il giorno 8 dicembre 2001, grazie alla immediata collaborazione di alcuni uomini che adesso sono in cielo, abbiamo approntato e benedetto l’altalena per i più piccoli. Da lì è partita tutta la pastorale dei bimbi, futuri giovani, e delle loro famiglie.
La nostra chiesa si caratterizza per il “santo manicomio” dei nostri bimbi, angioletti di Dio, a catechismo, durante l’oratorio, per le strade, annunziando la Luce il 31 Ottobre di ogni anno. Facendo “chiasso”, in buona sostanza, come ama dire Papa Francesco, appena si presenta l’occasione propizia.
I bimbi nella nostra Parrocchia sono circa 400. In questi ultimi tempi, in particolar modo, essendo stati costretti ad abbandonare i locali seminterrati 5 anni fa, abbiamo dovuto fare salti mortali per accoglierli dignitosamente e questo grazie soprattutto all’impegno encomiabile dei catechisti e alla disponibilità di tutti i genitori.
Se tornassimo ad esser tutti bambini, gli ostacoli sarebbero sempre superati.
I loro occhi sanno vedere oltre, sanno sorridere e cantare anche nelle difficoltà.
Lasciamoci contagiare e i nostri cuori invecchiati torneranno a batter forte.
Triggiano tornerebbe a gioire, ci sarebbe ogni giorno la “Festa della Luce”, e un posto in cielo sarebbe assicurato a ciascuno di noi.
Per la vostra preghiera:
“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre”. (Salmo 131)
“Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un pò afflitti da varie prove. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime” (1^ Pietro 1,6-9)
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- Chiesa contemplativa.
La prima attività pastorale da me promossa dopo appena quattro giorni dal mio insediamento è stata l’Adorazione Eucaristica del Giovedì sera. Da allora non abbiamo mai più smesso di viverla. La recita della Coroncina alla Divina Misericordia e gli altri momenti di preghiera hanno arricchito la nostra vita parrocchiale specie nei momenti di maggiore difficoltà.
E come dimenticare l’Adorazione notturna il Giovedì Santo, le Veglie sotto le stelle durante i campi scuola, la Novena a Gesù Bambino alle prime ore dell’alba?
Quanta benedizione di Dio!
Ma quante volte ho dovuto richiamare al silenzio in Chiesa durante questi anni … Richiamo spesso rimasto inascoltato, purtroppo.
Sogno una chiesa dalle ginocchia sbucciate che sappia guardare a Cristo Eucarestia fonte e culmine della Vita cristiana, che sappia adorarLo perché solo se fisseremo gli occhi in Gesù potremo esserne trasfigurati. Una chiesa dove il silenzio sia un dono, una liturgia, per giungere alla riconciliazione, con Dio, con se stessi, con gli altri.
Per la vostra preghiera:
“Guardate sempre e solo a Lui e non saranno confusi i vostri volti” (dal Salmo 33).
“Dolcissimo mio Bambinello Gesù, io vi adoro nel seno purissimo di Maria,
ove vi siete fatto per noi prigioniero d’amore, ed ammiro la vostra infinita misericordia
che vi ha spinto ad amare e a patire tanto per noi miserabili creature.
Mi pare mille anni di vedervi in Betlemme, nelle braccia di Maria,
per baciare coi Santi e fortunati pastori i Vostri piedi.
Venite ormai a consolare le nostre anime. Veni Domine, et noli tardare.
Venite o Re supremo! Medico Celeste.
E voi che esibiste a me il petto per culla e per guanciale il cuore,
deh! Fate che io rinasca nella Vostra Grazia in vita e nella Vostra Gloria in morte. Amen”.
(Antica preghiera al Bambin Gesù)
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- Chiesa in cantiere.
Non avevamo un’aula liturgica, siamo partiti da un seminterrato 15 anni fa.
Il 22 Giugno 2002, in occasione della Veglia contro le Mafie, cui partecipò don Ciotti, decidemmo di piantare un ulivo nel giardino parrocchiale (concessoci da poco da parte del Comune).
Da allora sempre al lavoro.
Gli ulivi hanno circondato la Chiesa, le giostre si sono moltiplicate, il campetto da calcio e poi di Pallavolo hanno completato l’area dedicata ai ragazzi.
Anni di ministero intrisi dal sudore dei “costruttori della Casa di Dio”.
Benedette siano le mani di chi ha edificato la nostra bellissima Chiesa, per noi tutti una vera Cattedrale.
La prima Celebrazione nell’allora rustico della Chiesa Lignea è avvenuta, il 15 Maggio 2004: ordinazione sacerdotale di don Salvatore Scardicchio. Dopo circa un anno, 1 Novembre 2005, la benedizione solenne dell’aula liturgica, completa in tutte le sue parti, da parte di mons. Francesco Cacucci.
“Ogni pet’ serv o paret”. “Un euro al mese per ogni famiglia triggianese”, sono stati alcuni dei nostri motti. Grazie a voi tutti abbiamo messo insieme, in questi anni, un fondo di quasi quattrocentomila euro: un altro cantiere è pronto per partire. La nostra Parrocchia sia sempre “work in progress”.
Per la vostra preghiera:
“Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso.
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio”. (1^ Corinzi 3)
“Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio” (Atti degli Apostoli 5)
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- Chiesa dalle porte spalancate, perennemente in uscita dove, ad esempio, la Santa Messa non si celebri più all’interno di un’aula liturgica ma all’aperto, per le strade, nelle piazze, come abbiamo avuto il coraggio di fare in qualche circostanza, insieme ad altre attività pastorali vissute all’aperto, una su tutte: La Passione Vivente.
Realizzata più volte, da circa cento ragazzi, nella “Zona delle lame”, al fine della valorizzazione di un territorio abbandonato al suo degrado, assieme all’ottobre missionario, alle manifestazioni religiose e di solidarietà, sono una cifra identificativa della nostra comunità parrocchiale.
“L’unzione sacerdotale, ci ricorda papa Francesco, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, altrimenti l’olio diventerebbe rancido e il cuore amaro. Bisogna invece, essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge. Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
“Parrocchia, Paràoikìa, in greco, significa Peregrinazione non attendamento. Anche gli stessi parroci sono pellegrini, ospiti di passaggio. La mobilità delle tende esige che essi debbano cambiare parrocchia: prendere lo zaino e via” (don Tonino Bello).
Martin Buber, esponente della cultura chassidica ebraica, ci ha insegnato che il Cammino dell'uomo è fondato sulle regole del gioco della dama:
1) Non devi mai fare due passi alla volta
2) Puoi e devi solo andare avanti
3) Giunto in alto puoi andare dove vuoi". (M. Buber, Il Cammino dell’uomo)
Questo è ciò che auguro a me stesso a voi. Vi auguro di essere una chiesa perennemente in cammino, con lo zaino in spalla, sempre pronta a farsi guidare dalla Madonna della Strada. Con Lei, grazie a Lei e protetti da Lei, nessun sogno ci sarà precluso.
Coraggio pellegrini di Dio! Ultreia, Suseia (Più avanti, più in alto).
Per la vostra preghiera:
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. (Salmo 118,105)
“Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. (Isaia 11,8-9)
“E il ritmo dei passi c’accompagnerà, là verso gli orizzonti lontani si va” (Canto)
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- Chiesa Missionaria. Il Concilio Vaticano II ha affermato la responsabilità missionaria di ogni cristiano e di ogni comunità cristiana.
E siccome “non è possibile raccogliere la farina con un solo dito” (proverbio africano), ecco il sogno de:“U minghiaridd della Solidarietà”. Nato in principio solo per creare aggregazione attorno alla Parrocchia, pian piano ha travalicato i suoi confini. Anno dopo anno, anche grazie all’incontro con gli amici sacerdoti e religiose provenienti dal Burkina e dall’Albania, si è andato plasmando il Volto missionario della nostra Parrocchia, sino alla nascita della ONLUS “Teriamik”.
L’Associazione, presente in Parrocchia dal 2009, si prefigge tra gli altri scopi quello di: promuovere la mondialità, l’uguaglianza, la pace nonché la difesa e l’attuazione dei diritti umani; favorire attività di auto-sviluppo, il mercato alternativo ed il commercio equo e solidale; sostenere adozioni a distanza” (dallo Statuto di Teriamik).
Nessuno avrebbe osato immaginare che grazie a questa intuizione avremmo sovvenzionato il giardino della Pace a Mammuras (Albania), i terremotati dell’Aquila, creato il gemellaggio con il Burkina Faso (pozzi, scuola media, adozioni, centro sanitario …), e finanziato vari progetti anche a favore di Triggiano, esempio ultimo il “Bimbiland”.
Ma ora siamo chiamati a una rinnovata “uscita” missionaria, come ci indica Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo».
Abbiamo piantato tante croci missionarie nei luoghi più significativi del nostro quartiere, sino a spingerci agli angoli più bui segnati dalla morte e dalla violenza, ma abbiamo ancora tante croci da piantare, tanto Vangelo di Vita da annunciare.
Per la vostra preghiera:
“Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. (Luca 15,4-7)
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“Gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto, forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me: per questo mi hai dato la vita perché io fossi Tuo compagno di volo.
… Ma quante le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per il fratello infelice, con l’ala penzolante, che avevi destinato a navigare nel cielo.
Soprattutto per questo fratello sfortunato, dammi, o Signore, un’ala di riserva”. (don Tonino Bello)
Sanno sognare solo gli Angeli.
Come dettovi all’inizio, tanti dei sogni elencati sono stati realizzati in questi anni, alcuni al meglio, altri a fatica, altri in parte o solo in germe, ma tutto e solo grazie alla collaborazione di noi tutti.
Grazie alla mia amata Famiglia Parrocchiale.
Grazie a tutte le Parrocchie, ai religiosi e alle religiose, alle Istituzioni politiche, militari e civili.
Grazie agli operatori sanitari, scolastici, sociali.
Grazie a tutte le Associazioni religiose e laiche, grazie a tutte le Cooperative sociali e comunità di recupero.
Grazie a tutti coloro che lavorano nel vasto campo della formazione ed educazione (es. scuole sportive, palestre …)
Grazie a tutti, dall’ultimo al primo cittadino di Triggiano. Grazie.
Il meglio è ancora dinanzi a voi.
Se a sognare sarete insieme, se a sognare prima di Voi sarà Dio, sarà Lui stesso a portare a compimento l’opera iniziata in Voi e a farne di più belle.
“Dio benedica i Vostri sogni. Lasciate la Vostra impronta nel mondo” (Papa Francesco).
Triggiano, 14 Ottobre 2016
Vostro,
don Salvatore De Pascale
Scritta da Salvatore De Pascale
News del 09/10/2016
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