Nacque a Benevento nel 1880; qui suo padre era Presidente del Tribunale, e quando alcuni anni dopo fu trasferito a Napoli portò con sé l’intera famiglia. A via Cisterna dell’olio i Moscati si trasferirono alcuni anni più tardi e Giuseppe scelse per sé una piccola stanza, che affacciava però proprio sulla vicina chiesa. Laureatosi in medicina Giuseppe Moscati si distinse prestissimo per le sue capacità professionali, ma soprattutto per l’infinita bontà d’animo, che lo portava ad essere sempre vicino ai poveri ed ai bisognosi. In moltissime occasioni egli prestava infatti la sua opera di medico gratuitamente, e anche se spesso veniva insistentemente pagato dagli ammalati, restituiva i soldi, tutti o in parte, dando poi in beneficenza gran parte di quanto aveva tenuto per sé. Allievo dei più grandi luminari del tempo, sorretto da una forte fede cristiana, fu spesso il principale artefice della loro conversione; e sono noti ad esempio i casi dei grandi clinici Leonardo Bianchi e Pietro Castellino. La sua attività scientifica fu davvero vasta, con un gran numero di pubblicazioni, così come pure quella giornalistica, che lo vide tra i collaboratori della ‘Riforma Medica’, il giornale di medicina fondato da Gaetano Rummo. Ma il ricordo più caro che i napoletani conservano di lui è sicuramente quello della sua attività di medico dei poveri: lo studio di via Cisterna dell’olio era infatti sempre pieno di pazienti in attesa di incontrarlo. A loro Moscati raccomandava anzitutto di mettersi in pace con Dio, e poi, dopo essersi reso conto delle condizioni economiche li esortava poi a lasciare quanto potevano in un cestino all’ingresso, o in alternativa a prendere quello di cui avevano bisogno. Spesso prendeva a cuore alcuni dei suoi ammalati e si racconta che ad esempio aveva pregato un suo anziano paziente, che viveva molto lontano da casa sua, a recarsi ogni mattina, a proprie spese, a fare colazione in un caffè davanti al quale era solito passare. Con questo sistema si sarebbe così rassicurato ogni giorno delle sue condizioni di salute. Stimatissimo medico presso l’Ospedale degli Incurabili il Moscati fu anche chiamato al capezzale del grande tenore Enrico Caruso, che si spense a Napoli ove era arrivato dall’America molto malato. Nel corso del consulto, tra gli altri luminari, Giuseppe Moscati fu l’unico a formulare una diagnosi esatta, di ascesso subfrenico, circa la mortale malattia del cantante. Giuseppe Moscati morì in giovane età, nel 1927, proprio nel suo studio in via Cisterna dell’olio, mentre aveva appena iniziato le consuete visite pomeridiane. Fu sepolto al cimitero di Poggioreale, ma pochi anni dopo, la grande venerazione che il popolo manifestava per il proprio medico, spinse i padri gesuiti ad autorizzare la traslazione dei suoi resti nella chiesa del Gesù. Proclamato beato dalla Chiesa e poi Santo nel 1987, oggi San Giuseppe Moscati è il punto di riferimento e di conforto per migliaia di fedeli e di ammalati che in ogni giorno dell’anno affollano la chiesa e sostano in preghiera davanti alla sua tomba. Colui che fu un grande medico in vita è oggi il Santo protettore degli ammalati, dei poveri e dei bisognosi che a lui si rivolgono con grande devozione. Lo testimonia materialmente la mano della grande statua di bronzo che lo ritrae e che è custodita accanto alla sua tomba: accarezzata e baciata da centinaia di persone ogni giorno, è diventata lucida come se fosse d’oro.